mercoledì 26 maggio 2021

LA SOCIETA DELLO SPETTACOLO

 LA SOCIETA DELLO SPETTACOLO-FILM


La società dello spettacolo è un fenomeno che è stato introdotto da Guy Debord. In merito a questo

fenomeno, lui afferma: "Lo spettacolo è la principale produzione della società attuale", e tutta la vita delle

società nelle quali predominano le condizioni moderne di produzione si presenta come un'enorme

accumulazione di spettacoli".

Lui sottolinea l’importanza dell’apparire nella società dello spettacolo, individuando anche una

decadenza dell’essere in avere. Per Debord l'avere cede all'apparire, come l'essere ha fatto con

l'avere. L'avere viene quindi sottoposto all’importanza dell'apparire. In realtà, l'apparire nella

società dello spettacolo si può individuare in due modi: in primo luogo abbiamo l'apparire delle

merci, che serve per aumentare le vendite, e in secondo luogo abbiamo l'apparire degli uomini. In

questo caso l'apparire, che oggi è concentrato sulla visibilità, è necessario ai vantaggi economici,

sociali e politici.

Per concludere questo discorso, per Debord, la realtà è la seguente: l'apparire è in funzione

dell'avere. Questo vuol dire che se l'avere ha sostituito l'essere, lo stesso deve aver fatto anche

l'apparire. Di conseguenza, l'apparire ha sottolineato la divisione tra l'uomo di spettacolo e l'essere

dell'uomo. L'uomo di spettacolo, per quanto riguarda la sua apparenza, è ancora più distante

dall'essenza umana. E per uomo di spettacolo non si intende solo il professionista, il conduttore

televisivo, ecc, ma soprattutto, l'uomo che vive nella società dello spettacolo, "protagonista

inconsapevole" dello show che lo circonda. Questo è quello che in generale afferma Debord.

In seguito abbiamo anche un’affermazione di Jeremy Rifkin, il quale afferma che La società dello

spettacolo si impone anche alla circolazione delle merci trasformando il consumo pagante in

shopping. L'apparire è diventato così il reale modo d'esistere delle masse dell'Occidente.

La società dello spettacolo può quindi essere definita con il termine di società del Truman show,

dove Truman è il nome di un individuo, che vive in un mondo finto, circondato di pure apparenze e

finzione.

Quindi, la società dello spettacolo, viene paragonata alla società del Truman show. Proprio in merito

al Truman show, abbiamo il film, "The Truman show". In breve, il protagonista è cresciuto in set

cinematografico, però inconsapevole di esserne prigioniero. Quando, alla fine, Truman scopre la

verità, cerca di fuggire per rientrare nel "mondo reale".

Ma nella società reale, la finzione esemplificata dal film rappresenta la finta realtà della società dello

spettacolo, perché il "set televisivo" avvolge realmente tutta la società: è la reale società del Truman

show, il cui contrassegno è la finzione assoluta.

Per capire meglio, analizziamo la trama del film...

TRAMA

Truman Burbank, è il protagonista del film, un uomo sui 30 anni , però inconsapevole di essere il

protagonista del famoso "Truman Show". In poche parole, è uno show riguardante tutta la sua vita.

Truamn è inconsapevole di essere ripreso sin dalla nascita, 24 ore su 24. Lui è nato da una

gravidanza indesiderata e poi in seguito "adottato" da questo show televisivo con a capo il regista

Christof. Truman abita su un’isola, Sea-heaven, che in realtà è un enorme studio televisivo diretta

interamente dal regista Christof. Tutte le persone con cui Truman si relaziona sono tutte degli attori,

come i genitori, l'amico Marlon e sua moglie Meryl, il cui compito è di manipolare e dirigere, tutta la

vita di Truman. Tutto su questa isola è finto, il giorno e la notte, il mare e i fenomeni atmosferici.

Truman Burbank è un cittadino nella sua città: lavora come assicuratore per la più importante

agenzia assicurativa della città. E' sposato con Meryl. Per lui i giorni sono tutti uguali, tra lavoro e

famiglia. Tutta questa monotonia cambia una mattina, quando per raggiungere la macchina, vede

cadere dal cielo una lampada per set cinematografici, enorme sbaglio. Subito però viene rassicurato

dalla radio che annuncia il passaggio di un aereo in avaria che perdeva pezzi nel cielo di Sea-heaven.

Dopo questo episodio, la sua vita torna “normale”, però nei suoi pensieri ha sempre in mente

Lauren, l’attrice dello show che frequentava il suo stesso college. I due si innamorano al collage, ma

tutto questo non poteva continuare perchè lei ignorò il copione, venendo così allontanata dal set e

facendo credere a Truman di essere partita per le Fiji. Lei riuscì per poco a parlare con Truman,

prima di essere allontanata, non riuscendo però a dirgli tutta la verità. Da questo momento in poi e

grazie ai ricordi di altri episodi della sua vita, Truman vuole e inizia a cercare la Verità. Molte cose

iniziano ad insospettirlo come per esempio: l’ incontro con il padre deceduto, l'intercettazione via

radio e la scoperta del falso ascensore e quindi inizia a pensare che quello che aveva detto Lauren

forse aveva un senso. Proprio per questo, Truman decide di non andare più al lavoro, ma di andare

verso un altro palazzo; essendo tutto fuori copione, gli attori non riescono a impedirgli di vedere ciò

che si trova dietro il falso ascensore. Allora dichiara a Marlon di voler partire per le Fiji. Per questo

motivo, per paura che lui volesse andarsene, la tv inizia a trasmettere spot riguardanti il valore del

proprio luogo nativo, ma il protagonista ha ormai perso ogni fiducia, anche nei confronti della

moglie, che segue a lavoro. A questo punto, Truman decide di consultare un'agenzia di viaggi, che

però non dispone voli, decide quindi di prendere l'autobus ma senza successo. Dopo questi episodi,

capisce di essere sotto il controllo di qualcuno e vuole cercare di scappare, decidendo di portare la

moglie in un pericoloso giro in macchina che si conclude con l'arresto. Truman, a casa, è nervoso,

punta un coltello alla gola di Meryl, la quale per “salvarsi” svela parte del segreto, chiedendo aiuto

alla camera. Subito arriva Marlon, che sotto l'aiuto di Christof riesce a far ragionare Truman e a

calmarlo. Ma Truman, ancora insospettito, Come ultima spiaggia, decide di superare la sua paura

navigando in mare, ma Christof, simula una tempesta alla quale Truman riesce a sopravvivere

arrivando alla fine della cuopla e sbattendo con la barca al finto cielo. Truman capisce finalmente

che è vittima di una finzione in cui ha vissuto per tutta la vita e inizia a piangere. E' qui che compare

per la prima volta il “dio” di Sea-Heaven, ovvero Christof, che tenta di convincere Truman a restare.

Lui pero gli volta le spalle e si dirige verso la porticina dalla quale esce per raggiungere la realtà e

Sylvia.



RIFLESSIONE

Guardando questo film, ho capito molto bene cosa si intende per società dello spettacolo. Proprio in

questo film abbiamo potuto vedere un elemento importante: l’avere è più importante dell’essere e di

conseguenza l’apparire in funzione dell’avere. Il regista, alla fine del film, per non far scappare

Truman, cerca in tutti i modi di sabotare il suo intento di scappare via mare, con tempeste e fulmini

che hanno quasi causato la morte di Truman. Lui, è stato l’unico a voler continuare a metterlo in

pericolo, senza pensare alle conseguenze per attirare il pubblico e per avere successo. Per lui era più

importante l’apparire e l’avere che la vita di Truman. Lo si capisce anche alla fine, quando cerca di

manipolarlo per farlo restare, dicendogli che lui aveva visto i suoi primi passi, il suo primo giorno a

scuola, il suo primo dentino, ecc. Tutto questo per cercare di manipolare la sua mente e farlo restare

per continuare ad avere successo.

Un altro elemento che è emerso, è l’apparire delle merci, con la funzione di vendita e di sponsor. Più

volte in questo film sono apparse sponsorizzazioni di prodotti come il caffè, oppure la falciatrice.

Anche in questo caso, lo scopo di questo film era quello di “usare” la vita di Truman con scopo di

vendere determinati prodotti.

Questo film mi è piaciuto, perché molto particolare e ho capito bene il significato di società dello

spettacolo.

mercoledì 21 aprile 2021

GLI STRUMENTI STATISTICI

Gli strumenti statistici 

La statistica è la scienza che si serve di metodi matematici per l'analisi e l'elaborazione di dati relativi a fenomeni collettivi, al fine di trarne conclusioni fondate e rilevanti.  Le scienze umane - così come la meteorologia, la medicina, l'economia - ne fanno sistematicamente uso.  L'operazione di tradurre in numeri l'oggetto della propria ricerca può essere compiuto in più contesti e diversi livelli, Ad esempio, il sociologo che conduce un'indagine su una popolazione può avere interesse a rilevare quante volte compaia ognuna delle modalità assunte  dal carattere che sta indagando, oppure quante volte una stessa modalità compaia in contesti e situazioni diversi.



Questa operazione si chiama "misurazione ne di frequenza": ciò che possiamo misurare la frequenza assoluta e frequenza relativa.  Il complesso delle diverse modalità e delle rispettive frequenze con cui un carattere determinato si manifesta in una popolazione è detto distribuzione di frequenze.  Conoscere la frequenza assoluta o relativa di un fenomeno costituisce una necessaria per valutarne l'impatto sociale, avanzare spiegazioni o previsioni, suggerire possibili strategie di intervento.  Le distribuzioni statistiche possono essere rappresentate con tabelle, come quella riportata nella figura precedente, oppure tramite grafici, cioè figure che ne rappresentano simbolicamente le caratteristiche.

LA VALIDITA DELLA RICERCA

per lo studioso che conduce una ricerca è importante avere la certezza che essa risponda ai requisiti di "validità".  Questo concetto si specifica in due ulteriori domande: la validità degli strumenti utilizzati e quella dei risultati a cui si approda.  Uno strumento è valido se misura effettivamente, e in modo preciso, ciò che intende rilevare.  In psicologia, ad esempio, da un test per la misurazione dell'intelligenza ci si aspetta che misuri effettivamente ciò che intende rilevare - il quoziente intellettivo dell'individuo - e non altre caratteristiche, come la creatività o l'attitudine a svolgere un determinato compito  ;  da un questionario predisposto per un'inchiesta sulla pratica religiosa all'interno di una determinata popolazione, ci si attende che dia informazioni su quello specifico fattore che intendiamo indagare, e non su altri.  Tuttavia è pur vero che, soprattutto in sociologia, può capitare che uno strumento predisposto per rilevare un certo fattore possa dare informazioni supplementari impreviste su altri aspetti del fenomeno.



Bisogna però distinguere tra "validità interna" e "validità esterna"  Perché ciò si verifica non è sufficiente che siano impiegati strumenti validi, ma occorre anche che sia adeguato la condotta del ricercatore che i risultati siano stati registrati correttamente.  Ad esempio, se il ricercatore deve condurre delle interviste, dovrà mettere le persone interpellate in condizione di poter comprendere adeguatamente le domande ed esprimere il proprio pensiero senza timore, in modo da fornire risposte affidabili.  Si parla invece della validità esterna quando i risultati di una ricerca si possono estendere una situazione diversa da quella in cui è stata condotta.  Il problema si pone soprattutto per gli studi fatti in laboratorio: condurre un esperimento o predisporre un'osservazione in un ambiente artificioso, appositamente predisposto dallo studioso, se da un lato ha il pregio di conferire maggior rigore alla ricerca, dall'altro può produrre conclusioni difficilmente trasferibili nella realtà quotidiana.  

INTERROGARE LA REALTà PER RICEVERE RISPOSTE

 Interrogare la realtà per ricevere risposte 

Nella ricerca la situazione è analoga: lo studioso pone domande alla realtà "costringendola" a piegarsi ai suoi interrogativi e ai suoi interessi, ma disposto comunque ad accettare le risposte che riceverà, e a mutare, in funzione di queste, la propria visone delle  cose. Ogni ricerca, qualunque sia l'ambito in cui nasce, prende avvio da un "problema", cioè da una situazione di "mancanza", di privazione, che è vissuta come disagio e che chiede di essere risolta  .  Talvolta il problema è un fatto concreto, che si impone all'attenzione degli studiosi e dell'opinione pubblica per la sua urgenza e gravità.



Nel campo delle scienze umane raramente la ricerca è mossa da emergenze cosi impellenti, ma scaturisce comunque da fattori di criticità che stimolano l'interesse dello studioso.  Nell'ambito della psicologia sociale, ad esempio, lo psicologo statunitense Stanley Milgram (1933-1984) condusse nel 1961 il suo esperimento sull'influenza dell'autorità (dimostrando che il principio di autorità può condurre i soggetti a compiere azioni in contrasto  con i loro valori morali) quando era iniziato da pochi mesi il processo contro il criminale di guerra nazista Adolf Eichmann.  Milgram era interessato a capire quali meccanismi psicologici potessero avere spinto i soldati tedeschi, durante la Seconda guerra mondiale, a eseguire gli ordini disumani che avevano ricevuto.

LE TEORIE E LE IPOTESI

Una teoria può essere definita come un insieme di proposizioni organicamente connesse, dotate di un alto livello di astrazione, proposte per spiegare o dare ragione di fatti empirici.  Nelle scienze umane, ad esempio, è una teoria quella sul suicidio elaborata da Emile Durkheim (1858-1917), la quale sostiene che il rischio di suicidio all'interno di una comunità è inversamente proporzionale al suo livello di integrazione sociale.  Una teoria si articola in una o più ipotesi specifiche;  un'ipotesi è una supposizione relativa a un determinato fenomeno o ambito di fenomeni, che si colloca a un livello di astrazione minore della teoria e che è formulata in modo da essere empiricamente controllabile.  


Ad esempio, dalla teoria durkheimiana sul suicidio, possiamo ricavare, l'ipotesi che in una società il tasso di suicidi diminuisca in tempo di guerra. Se manca la possibilità di un riscontro empirico, l'ipotesi resta una semplice supposizione, per quanto interessante o intrigante;  per questo la sua formulazione deve essere tale da indi- care indirettamente le esperienze necessarie a controllarne la plausibilità.  

I DATI EMPIRICI E LA LORO RILEVAZIONE

 Nella ricerca i "dati" sono le informazioni che il ricercatore si procura tramite procedure di tipo empirico.  Tali procedure si dividono essenzialmente in 2 tipi, sperimentali e non sperimentali.  Si tratta di una questione di fondo, in quanto l'esperimento differisce profondamente dagli altri metodi di ricerca perché chi ne fa uso non si limita a registrare delle informazioni acquisite con tecniche particolari, ma interviene attivamente sulla realtà da indagare  , modificando alcune condizioni e rilevando poi gli effetti di tale cambiamento. 


 Questa procedura, isolando determinati fattori all'interno della situazione di ricerca, riduce al minimo il rischio di distorsione dei risultati dovuto all'intervento di variabili estranee;  in più consente, a differenza della semplice raccolta empirica dei dati, di cogliere nessi causali tra gli eventi.  Tuttavia il disegno sperimentale non è sempre praticabile: la decisione di isolare determinate condizioni per analizzare in che modo il variare dell'una incida su quello dell'altra, infatti, presuppone che tali variabili siano Procedure sperimentali e non sperimentali state riconosciute come significative e importanti  , e tale riconoscimento può scaturire spesso solo da ricerche precedenti, condotte con metodi non sperimentali.  Inoltre il metodo sperimentale non si presta allo stesso modo per tutti gli ambiti disciplinari: il suo impiego è frequente in psicologia, in psicologia sociale, mentre è difficile farne uso in antropologia e sociologia.  Se il ricercatore opta per una procedura non sperimentale, deve decidere quale tecnica di rilevazione dei dati utilizza, scegliendo la più consona al suo lavoro;  un'osservazione diretta dei soggetti di studio, un'inchiesta su una popolazione condotta tramite interviste o questionario, il ricorso a tecniche di visualizzazione indirette come i questionari autodescrittivi o i test.  In antropologia è diffusa l'osservazione partecipante in cui lo studioso si mescola ai soggetti osservati;  in psicologia si opta spesso per osservazioni di laboratorio, condotte con protocolli rigidi e standardizzati.  Altre procedure di ricerca, seppur utilizzabili in varie forme, si abbinano più agevolmente a specifici ambiti disciplinari.  In sociologia è frequente l'uso di questionari e interviste con cui si conducono inchieste, ossia si interpella una popolazione  su un certo tema.  Se la popolazione è troppo ampia per condurre l'inchiesta in tempi ragionevoli, si fa uso di un campione cioè di un gruppo di soggetti che ne sia rappresentativo, scelto con procedura di estrazione particolari.  Il test è uno strumento tipicamente usato dagli psicologi, che sondano per suo determinato tratti psichici.  I questionari descrittivi, collaudati in psicologia sociale per lo studio degli atteggiamenti, sono oggi usati anche per la misurazione di altri tratti interiori.  Non esiste una tecnica in assoluto "migliore" di altre, ma solo la più idonea a una certa situazione, purché ovviamente ne sia fatto un uso metodologicamente coretto.

I CARATTERI E GLI INDICATORI

I dati interessano al ricercatore per via di alcuni aspetti o proprietà che li riguardano: nel linguaggio statistico  proprio perché possono variare, cioè assumere stati o valori differenti in soggetti e situazioni diversi.  Distinguiamo caratteri quantitativi (le cui modalità sono quantità, espresse da numeri) e caratteri qualitativi (le cui modalità sono semplici categorie, che non designano una specifica quantità della proprietà in questione).  


Sono del primo tipo, ad esempio, l'età di una persona, il numero dei componenti di un nucleo familiare, il tempo impiegato a svolgere un determinato compito, mentre sono del secondo tipo lo stato civile, la nazionalità, il  titolo di studio ecc.  I caratteri quantitativi sono discreti o discontinui se i numeri che ne esprimono le modalità appartengono all’incisione N dei numeri naturali ;sono invece continui se le loro modalità appartengono all'insieme R dei numeri reali (ad esempio, il tempo impiegato per svolgere un compito).  I caratteri qualitativi, sono ordinabili quelli le cui modalità possono essere dispote in un ordine gerarchico (ad esempio, il titolo di studio), sono non ordinabili invece quelli in cui tale ordine non esiste (è il caso della nazionalità o dello stato civile  ) .  




IN CHE COSA CONSISTE LA RICERCA

OLTRE IL CONSENSO

Il senso comune tende spesso a farsi un'idea semplificata e imprecisa della ricerca scientifica. Sia che pensi al lavoro del ricercatore nel campo delle scienze umane sia che immagini scenari di ricerca in quello delle scienze sociali, l’opinione comune tende  a credere che l'attività di ricerca consista semplicemente in una "raccolta" di informazioni che la realtà elargisce spontaneamente. 



 Il buon ricercatore, è colui che ha la pazienza e la perspicacia per "cogliere" i dati che la realtà gli offre, per notare i particolari, per individuare gli elementi di interesse  e infine  per giungere a formulare affermazioni certe o plausibili.  A questa concezione il senso comune ne accosta un'altra, che ha dirette implicazioni sul campo specifico del nostro discorso, ossia quello delle scienze umane.  Se fare ricerca significa semplicemente raccogliere i dati che si offrono alla nostra osservazione, ne consegue che ognuno si sente autorizzato a essere competente in merito, essendo i comportamenti umani e sociali costantemente sotto i nostri occhi e certamente più accessibili di molecole, atomi,  cellule e pianeti, di cui si occupano le scienze naturali Molte persone pensano - a torto - di essere buoni psicologi o eccellenti interpreti della realtà sociale, mentre probabilmente nessuno si arrogherebbe il titolo di biologo o di fisico senza averne una competenza specifica.

OLTRE IL PARADIGMA POSITIVISTA

Non solo il senso comune, ma anche la riflessione degli specialisti ha condiviso questa idea semplicistica della ricerca.  Nel XIX secolo il Positivismo- indirizzo di pensiero inaugurato da Auguste Comte , caratterizzato dall'esaltazione dello spirito scientifico e intenzionato a estendere la procedura delle scienze esatte allo studio della  realtà nel suo complesso-teorizzò un'idea del metodo scientifico molto semplice: lo scienziato sottopone a Osservazione i fenomeni, individua tra essi relazioni costanti e infine formula una legge, cioè una relazione che lega tali fenomeni in mode necessario. 



A fondamento del modello positivista della ricerca stava la fiducia nel processo di induzione  il procedimento logico mediante il quale ricaviamo conclusioni di carattere universale partendo da conoscenze relative a casi particolari,  attestati dall'esperienza e nella possibilità di accostarsi ai fenomeni senza disporre di idee o ipotesi preliminari che guidano la ricerca.  In questo senso esso faceva suo l'antico presupposto della filosofia empirista, teorizzato espressamente dal filosofo britannico John Locke: la mente è come un foglio bianco su cui solo l'esperienza può scrivere dei caratteri;  nell'accostarsi alla realtà, essa dispone solo di meccanismi formali, con cui accoglie e rielabora i materiali che riceve.  

LA RICERCA SECONDO L'EPISTENOLOGIA

 L'epistemologia è la branca della filosofia che si interroga sulla natura e sui fondamenti del sapere scientifico.   Nel XX secolo la riflessione epistemologica ha avuto una notevole rilevanza all'interno del dibattito filosofico, e in buona parte essa è stata dominata proprio dalla discussione critica del modello scientifico positivista, di cui ha messo in luce i nodi critici, La filosofia della scienza del  Novecento, all'interno della quale spiccano figure come quelle di Karl Popper (1902-1994), Thomas Kuhn (1922-1996), Paul Feyerabend ha messo in discussione proprio i due assunti chiave su cui il positivismo aveva costruito la sua nozione di ricerca scientifica.



In primo luogo, ha sottolineato la debolezza del principio di induzione: dall'esperienza di casi particolari, per quanto numerosi, non è possibile  ricavare una conoscenza certa di carattere universale, giacché molte conferme non sono sufficienti a garantire la bontà di un'affermazione generale, mentre una sola smentita è in grado di invalidarla. In secondo luogo, l'epistemologia novecentesca ha rifiutato l'idea che la ricerca possa iniziare dalla pura e semplice osservazione dei dati: quest'ultima, in realtà, presuppone sempre un qualche elemento teorico, che orienti l'interesse del ricercatore e  guidi la sua stessa osservazione, selezionando e organizzando i dati percettivi.

Le aspettative, le conoscenze, le ipotesi creano cioè prospettive diverse di osservazione, all'interno delle quali si trovano, in un certo senso, dati differenti.  Secondo una nota metafora del filosofo statunitense Norwood Hanson (1924-1967), i due astronomi Tycho Brahe e Keplero, in piedi su una collina all'alba con lo sguardo rivolto verso Oriente, non vedono la stessa cosa: il primo, seguace  della teoria geocentrica, "vede" il sole che si leva sull'orizzonte;  il secondo, che segue invece la teoria eliocentrica, "vede" l'orizzonte Scorrere sotto il sole immobile.  Sottolineare la presenza di presupposti teorici in ogni nostra esperienza del reale non significa tuttavia sminuire l'importanza del confronto con i dati empirici, di cui la ricerca si consustanzia: se, da una parte  , la teoria guida l'osservazione dei fatti, dall'altra i fatti osservati produce effetti importanti sulla teoria stessa, costringendo spesso il ricercatore a modificarla per adeguarla alle nuove scoperte.  E poiché, come abbiamo visto, una sola smentita empirica è sufficiente per smontare un intero costrutto teorico, fare ricerca significa allora cercare nell'esperienza e provare che può essere invalido la teoria di partenza, al fine di saggiarne la solidarietà: è questa la posizione di Popper del "falsificazionismo".

giovedì 8 aprile 2021

DOMANDE P.584

 1. Quale idea della ricerca ha il senso comune?


Il senso comune tende a farsi un'idea semplificata e imprecisa della ricerca scientifica. Sia se si pensa al lavoro del ricercatore nel campo delle scienze umane sia che si immagini scenari di ricerca nel campo delle scienze sociali, l'opinione comune tende a credere che l'attività di ricerca consista semplicemente in una raccolta di informazioni che la realtà elargisce spontaneamente. il buon ricercatore è colui che ha la pazienza e la perspicacia di cogliere i dati che la realtà gli offre, per poi arrivare a formulare affermazioni plausibili. a questa concezione il senso comune ne accosta un'altra, che a dirette implicazioni sul campo delle scienze umane. se fare ricerca significa raccogliere i dati che si offrono alla nostra osservazione, ne consegue che ognuno si sente autorizzato a essere competente in merito.


2. Quali sono i presupposti del modello positivista della ricerca scientifica?

Auguste Comte teorizzò un'idea del metodo scientifico molto semplice: lo scienziato sottopone a osservazione i fenomeni, individua tra essi relazioni costanti e infine formula una legge, cioè una relazione che lega questi fenomeni in modo necessario. a fondamento del modello positivista della ricerca stava la fiducia nel processo di induzione- il procedimento logico mediante il quale ricaviamo conclusioni di carattere universale partendo da conoscenze relative a casi particolari,attestati dall'esperienza- e nella possibilità di accostarsi ai fenomeni senza disporre di idee o ipotesi perliminari che possono guidare la ricerca.


3. In che senso l'episemologia ha smontato il principio di induzione?

in primo luogo ha sottolineato la debolezza del principio di induzione : dall'esperienza di casi particolari, per quanto numerosi, non è possibile ricavare una conoscenza certa di carattere universale. in secondo luogo, l'epistemologia novecentesca ha rifiutato l'idea che la ricerca possa iniziare dalla pura e semplice osservazione dei dati.


4. Che cosa sostiene il falsificazionismo di Popper?

Sottolineare la presenza di presupposti teorici in tutte le nostre esperienze del reale, non significa, tuttavia, sminuire l'importanza del confronto con i dati empirici,  di cui la ricerca si consustanzia: : se da un lato la teoria guida l'osservazione dei fatti, dall'altro i fatti osservati producono effetti importanti sulla teoria stessa, costringendo spesso il ricercatore a modificarla per adattarla a nuove scoperte.  E poiché, come abbiamo visto, una sola negazione empirica è sufficiente per smantellare un intero costrutto teorico, fare ricerca significa quindi cercare evidenze e situazioni nell'esperienza che possano invalidare la teoria di partenza, per testarne la solidità.  tentativo di confutazione: questa è la posizione di "falsificazionismo" di Popper. 

venerdì 26 marzo 2021

DOMANDE P 424

 VERIFICA 



A il contenuto dei romanzi d’appendice è prevalentemente storico-documentario. Vero

B per i fratelli lumiere il cinema aveva soprattutto una funzione documentaristica. Vero

C nella società di massa i diversi ambiti dell’industria culturale tendono a evitare ogni forma di commistione. Falso

D il fotoromanzo nasce destinato soprattutto a un pubblico femminile di livello sociale medio-basso. Vero

E al suo sorgere la televisione italiana si ispira al modello britannico de servizio pubblico. Falso


2

  • A L’avvento del disco ha modificato la fruizione sociale della musica perché ha avvicinato alla musica fasce più ampie di popolazione 
  • B con l’espressione information overload si intende il sovraccarico di informazioni a cui spesso è esposto l’utente di internet, e le conseguente difficoltà di gestire le stesse criticamente
  • C secondo moron un tratto essenziale della cultura di massa è il suo carattere cosmopolita.

3

A genere di rivista prevalentemente incentrato su argomenti di attualità -> rotocalco

B nella terminologia di eco, intellettuale per nulla disposto a venire a patti con la cultura di massa e strenuo difensore di una concezione aristocratica del sapere -> apocalittico

C termine inglese che indica la tipologia di programma televisivo oggi prevalente, caratterizzata da una mescolanza di informazioni e divertimento-> infotainment


4

Qual è l’elemento innovativo introdotto nella cinematografia da me lies e da grittith. Con il primo la ripresa cinematografica cessò di essere metà documentazione dell’esistente per diventare messa in scena di situazioni fantastiche. Al secondo dobbiamo la grammatica del cinema e la consapevolezza del potenziale ideologico e pedagogico-sociale.


In che cosa consiste l’interpretazione dell’industria culturale sostenuta da adorno e Horkheimer.

I due introducono il concetto di industria culturale, caricando però questa espressione di un’accezuone fortemente negativa: intendono riferirsi al complesso dei prodotti e delle strategie di distribuzione nati dalla colonizzazione economica della sfera culturale, ovvero a quel fenomeno tipico della società industriale avanzata che finisce per asservire la cultura a scopi che le sono estranei: controllo sociale, cattura del consenso...


5

Principali caratteristiche dell’industria culturale 

Complesso dei soggetti e delle attività economiche che, nella società industriale avanzata, si occupano della produzione e della distribuzione di beni e servizi culturali.

Stampa., libro, fumetto, fotografia, cinema, musica....



TESTO 1

Tutti pazzi per wiki

Quali informazioni si possono trovare su Wikipedia

Wiki e il principale strumento di ricerca dopo Google. Troviamo la biografia di don Draper, Garibaldi, la lista dei papi polacchi, la lista opere postume, o la partita di basket un cui wilt chamberlain segno 100 punti.

Secondo Wales in che modo Wiki potrà diventare sempre più attendibile?

Le persone con una visione molto semplicistica delle cose potrebbe dire: be visto che è aperta a tutti e sicuramente inaffidabile. Ma lui è pronto a rispondere: in realtà abbiamo scoperto che più rendiamo aperta Wikipedia e poi diventa attendibile. Dobbiamo solo affrontare i problemi senza intaccare ciò che c è di buono. Spesso le informazioni riportate in maniera errata sono solo stupidi atti di vandalismo che durano un minuto perché loro modificano il software è individuano nuovi modi per minimizzare questi interventi.

Perché a Wales non interessa il profitto?

Perché si trattava di un progetto a cui stava lavorando solo per hobby. Non c entra alcun modello commerciale a cui ispirarsi: gli incassi pubblicitari erano a zero e i giorni del boom erano un ricordo. Non avendo modo di trovare investimenti non potevano nemmeno assumere persone, quindi hanno coinvolto dei volontari. Per questo hanno scelto no profit

martedì 16 marzo 2021

DOMANDE P. 419



 A chi e a che cosa rimandano le espressioni apocalittici e integrati?

Nella terminologia di Eco, apocalittico, vuol dire intellettuale che non viene a patti con la cultura di massa e che si propone come difensore di una concezione aristocratica del sapere. 

Integrato, nel linguaggio di Eco, è l'intelletuale disposto ad accettare la cultura di massa e ad utilizzarne gli strumenti.

Quando si registrano le prime reazioni contro la scoietà di massa?

Già a cavallo tra Ottocento e Novecento, filosofi come Friedrich Nietzsche  e psicosociologi come Gustave Le Bon  espressero la loro preoccupazione rispetto alla crescente rilevanza sociale delle "masse" da loro intese come moltitudini sprovviste di autonomia intellettuale e facilmente manipolabili dall'esterno, incapaci di fare valere altre prerogative se non quella della consistenza numerica.  La disamina forse più spietata della società di massa, vista come decadenza inesorabile della civiltà occidentale, si trova nel saggio La ribellione delle masse  del filosofo spagnolo José Ortega y Gasset . In quest'opera lo studioso, preoccupato di spiegare la deriva populistica della storia europea di inizio Novecento , cerca di individuare il "tipo umano" a essa corrispondente e lo identifica nell'uomo- massa figlio della civiltà industriale, privo di valori e di memoria storica, preoccupato solo di difendere il proprio benessere materiale. Si noti che la “massa" a cui si riferisce Ortega non si identifica con le classi popolari, ma costituisce una realtà trasversale al corpo sociale, nata da quell'appiattimento generale delle condizioni e delle idee che, nelle società occidentali contemporanee, omogeneizza gli uomini al di là delle tradizionali distinzioni di nascita, ceto, censo e così via.

Chi furono i primi intellettuali a introdurre il concetto die industria culturale e con quale accezione?

Nel 1947 Theodor Adorno  e Max Horkheimer, esponenti della Scuola di Francoforte, scrivono a quattro mani il saggio intitolato Dialettica dell'lluminismo, un testo volto a indagare le degenerazioni del razionalismo occidentale - di | cui l'Illuminismo settecentesco è figura emblematica – nella moderna società industriale. Secondo gli autori la ragione novecentesca non è più, come nei secoli passati, lo strumento di dominio della natura, ma si è trasformata in un organo di controllo e di assevimento degli esseri umani. 

È proprio in questo contesto che i due filosofi introducono  il concetto di “industria culturale", caricando però tale espressione di un'accezione fortemente negativa: essi intendono infatti riferirsi al complesso dei prodotti e delle strategie di distribuzione nati dalla colonizzazione economica della sfera culturale, ovvero a quel fenomeno tipico della società industriale avanzata che finisce per asservire la cultura a scopi che le sono estranei: controllo sociale, cattura del consenso, promozione di stili e modelli di vita funzionali a una civiltà consumistica.  L'industria culturale si avvale soprattutto dei canali della comunicazione di massa (giornali, TV, cinema) e mette sul mercato prodotti standardizzati, qualitativamente mediocri, costruiti in modo da impoverire nel.consumatore l'immaginazione e il senso critico, lasciandogli però l'illusione di essere sovrano delle sue scelte e dei suoi gusti