A chi e a che cosa rimandano le espressioni apocalittici e integrati?
Nella terminologia di Eco, apocalittico, vuol dire intellettuale che non viene a patti con la cultura di massa e che si propone come difensore di una concezione aristocratica del sapere.
Integrato, nel linguaggio di Eco, è l'intelletuale disposto ad accettare la cultura di massa e ad utilizzarne gli strumenti.
Quando si registrano le prime reazioni contro la scoietà di massa?
Già a cavallo tra Ottocento e Novecento, filosofi come Friedrich Nietzsche e psicosociologi come Gustave Le Bon espressero la loro preoccupazione rispetto alla crescente rilevanza sociale delle "masse" da loro intese come moltitudini sprovviste di autonomia intellettuale e facilmente manipolabili dall'esterno, incapaci di fare valere altre prerogative se non quella della consistenza numerica. La disamina forse più spietata della società di massa, vista come decadenza inesorabile della civiltà occidentale, si trova nel saggio La ribellione delle masse del filosofo spagnolo José Ortega y Gasset . In quest'opera lo studioso, preoccupato di spiegare la deriva populistica della storia europea di inizio Novecento , cerca di individuare il "tipo umano" a essa corrispondente e lo identifica nell'uomo- massa figlio della civiltà industriale, privo di valori e di memoria storica, preoccupato solo di difendere il proprio benessere materiale. Si noti che la “massa" a cui si riferisce Ortega non si identifica con le classi popolari, ma costituisce una realtà trasversale al corpo sociale, nata da quell'appiattimento generale delle condizioni e delle idee che, nelle società occidentali contemporanee, omogeneizza gli uomini al di là delle tradizionali distinzioni di nascita, ceto, censo e così via.
Chi furono i primi intellettuali a introdurre il concetto die industria culturale e con quale accezione?
Nel 1947 Theodor Adorno e Max Horkheimer, esponenti della Scuola di Francoforte, scrivono a quattro mani il saggio intitolato Dialettica dell'lluminismo, un testo volto a indagare le degenerazioni del razionalismo occidentale - di | cui l'Illuminismo settecentesco è figura emblematica – nella moderna società industriale. Secondo gli autori la ragione novecentesca non è più, come nei secoli passati, lo strumento di dominio della natura, ma si è trasformata in un organo di controllo e di assevimento degli esseri umani.
È proprio in questo contesto che i due filosofi introducono il concetto di “industria culturale", caricando però tale espressione di un'accezione fortemente negativa: essi intendono infatti riferirsi al complesso dei prodotti e delle strategie di distribuzione nati dalla colonizzazione economica della sfera culturale, ovvero a quel fenomeno tipico della società industriale avanzata che finisce per asservire la cultura a scopi che le sono estranei: controllo sociale, cattura del consenso, promozione di stili e modelli di vita funzionali a una civiltà consumistica. L'industria culturale si avvale soprattutto dei canali della comunicazione di massa (giornali, TV, cinema) e mette sul mercato prodotti standardizzati, qualitativamente mediocri, costruiti in modo da impoverire nel.consumatore l'immaginazione e il senso critico, lasciandogli però l'illusione di essere sovrano delle sue scelte e dei suoi gusti
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