mercoledì 2 dicembre 2020

DOMANDE

 P.378

1. Che cosa sono le classi medie?


Sono fasce di popolazione che si trovano in una posizione intermedia tra la borghesia capitalista e la classe operaia; comprendono gruppi sociali, diversi per reddito, cultura ed estrazione.

2. Quali sono le nuove dinamiche di stratificazione nelle attuali società occidentali?

Le comunità immigrate vengono ancora spesso percepite come gruppi sociali “a se”, la cui collocazione supera le tradizionali linee di demarcazione tra le classi: precari per posizione giuridica, con uno status professionale modesto, separati dal resto della popolazione. Ciò che si scatena in questo caso è la compensazione di status. Un individuo davanti ad un immigrato si sente superiore in una posizione più alta nella stratificazione sociale.  altre forme di disuguaglianza sociale come quelle relative al sesso: una donna italiana per esempio può cogliere nella abitudine di velarsi tipica della donna musulmana un segno della loro persistente subordinazione all'uomo e vedere la condizione del proprio genere sessuale nel mondo occidentale più favorevole di quanto forse sia in realtà. Ma può anche scatenarsi un meccanismo opposto alla compensazione di status, quando l'individuo percepisce il confronto con L'immigrato come a lui favorevole e tende quindi a valutare la propria posizione sociale in modo più negativo. In realtà la dinamica globale è più complessa. Da una delle loro esistenze, da una parte le persone avvertono il contrasto tra le proprie aspettative e la realtà materiale della loro esistenza, dall'altra ipotizzano che questo contrasto non sussista per gli altri gruppi sociali, non solo quelli economicamente più benestanti ma anche quelli più deboli come le comunità immigrate che proprio grazie agli interventi di assistente di sostegno che ricevono sembrano godere di una posizione sociale privilegiata. A questo proposito gli studiosi parlano di deprivazione relativa: è il fenomeno per cui il confronto con standard ideali di riferimento o con status di altri individui e gruppi percepito come più favorevole incide in modo negativo e decisivo sul giudizio che le persone si fanno sulla propria posizione sociale.

3. Chi sono i nuovi poveri?


I nuovi poveri sono quelle persone, individui o nuclei familiari che vivono in condizioni dignitose, per i quali tuttavia le opportunità e le comodità che qualificano il tenore di vita medio di una società restano un traguardo irraggiungibile.

4. Che cosa si intende per mobilità sociale?

La mobilità sociale è la possibilità per gli individui di mutare la propria posizione all’interno del sistema di stratificazione sociale.

sabato 28 novembre 2020

LE DISUGUAGLIANZE SOCIALI

la maggiore articolazione del sistema di stratificazione e la riduzione delle disuguaglianze economiche tra le diverse fasce sociali non devono comunque farci credere che le differenze di classe abbiamo oggi un peso irrilevante nella vita delle persone. le statistiche


rivelano che chi nasce in una posizione sociale meno privilegiata e con un reddito più basso non ha le stesse opportunità di chi appartiene alle fasce più alte della società. chi appartiene a un livello sociale più alto ha in generale anche maggiori probabilità di raggiungere un elevato livello di istruzione E comunque di superare le difficoltà incontrate nello studio grazie a un ambiente familiare ricco di stimoli e strumenti culturali, alle opportunità di apprendimento fornite da esperienze culturali extrascolastiche che di vario tipo, e non ultimo, all'uso quotidiano di un lessico grammaticalmente più corretto e più elaborato.

NUOVE DINAMICHE DI STRATIFICAZIONE

Un discorso sulla stratificazione nelle attuali società occidentali non può prescindere da un fatto importante. In conseguenza dei forti flussi migratori contemporanei che hanno investito quasi tutti i paesi industrializzati e del formarsi di società molto variegate dal punto di vista della composizione etnica, le dinamiche della stratificazione si sono modificate. In particolare è mutata la percezione che le persone hanno delle loro posizioni sociali. Innanzitutto, le comunità immigrate vengono ancora spesso percepita come gruppi sociali "a se", la cui collocazione super<a le tradizionali linee di demarcazione tra le classi: precari per posizione giuridica, con uno status professionale Modesto, separati dal resto della popolazione sia fisicamente sia culturalmente. Il meccanismo che può scattare in questa situazione è quello di una sorta di compensazione di status: confrontandosi con L'immigrato, l'individuo con una modesta posizione sociale tende Ad accentuare la propria distanza rispetto a lui e a percepirsi in qualche modo più in alto nel sistema di stratificazione. La compensazione di status riguarda anche altre forme di disuguaglianza sociale come quelle relative al sesso: una donna italiana per esempio può cogliere nella abitudine di velarsi tipica della donna musulmana un segno della loro persistente subordinazione all'uomo e vedere la condizione del proprio genere sessuale nel mondo occidentale più favorevole di quanto forse sia in realtà. Ma può anche scatenarsi un meccanismo opposto alla compensazione di status, quando l'individuo percepisce il confronto con L'immigrato come a lui favorevole e tende quindi a valutare la propria posizione sociale in modo più negativo. In realtà la dinamica globale è più complessa. Da una delle loro esistenze, da una parte le persone avvertono il contrasto tra le proprie aspettative e la realtà materiale della loro esistenza, dall'altra ipotizzano che questo contrasto non sussista per gli altri gruppi sociali, non solo quelli economicamente più benestanti ma Paradossalmente anche quelli più deboli come le comunità immigrate che proprio grazie agli interventi di assistente di sostegno che ricevono sembrano godere di una posizione sociale privilegiata. A questo proposito gli studiosi parlano di deprivazione relativa: è il fenomeno per cui il confronto con standard ideali di riferimento o con status di altri individui e gruppi percepito come più favorevole incide in modo negativo e decisivo sul giudizio che le persone si fanno sulla propria posizione sociale.

NUOVE FORME DI POVERTA

La riduzione delle disuguaglianze economiche nei paesi  occidentali pone in termini nuovi anche un altro tema importante, quello della povertà. Chi sono i poveri oggi? oltre quale soglia una persona una famiglia può definirsi in condizione di povertà? L'immagine del povero che si affaccia alla nostra mente di fronte a domande di questo genere è probabilmente quello di una persona in condizioni di estrema indigenza con difficoltà a procacciarsi i beni e servizi necessarie per sopravvivere o quantomeno per condurre un'esistenza umanamente dignitosa. Questa immagine rappresenta in modo efficace quello che i sociologi chiamano povertà assoluta definibile come la mancanza delle risorse necessarie per soddisfare i bisogni umani fondamentali.



Questa condizione che costituisce tuttora una drammatica realtà in molti paesi in via di sviluppo fino al Secolo XIX era una costante anche nella società occidentale. Tra il 1887 e il 1901 due studiosi inglesi Charles Booth e Seebohm Rowntree, condussero separatamente due studi sulla popolazione di Londra e di York da cui emerse che Circa un terzo degli abitanti di queste città viveva in condizioni di oggettiva povertà. Tuttavia quando si parla di povertà in seno ai paesi industrializzati si fa riferimento a una nazione diversa, ovvero al concetto di povertà relativa introdotto dal sociologo inglese Peter townsend A partire dagli anni sessanta del Novecento il concetto di povertà relativa muove dal presupposto che la condizione di vita di una persona o di una famiglia possa essere definita solo a partire dall'ambiente sociale. in cui vive in base a questo prospettiva si definisce povero chi manca delle risorse per raggiungere quelle condizioni che sono abituali o prevalenti O almeno Incoraggiate nella società di appartenenza.

FENOMENOLOGIA DEI NUOVI POVERI

Il concetto di povertà relativa ci permette di identificare nelle moderne società industrializzate una categoria di persone che possiamo definire "nuovi poveri".  Si tratta di individui o nuclei familiari che vivono in condizioni dignitose per i quali tuttavia le opportunità e le comodità che qualificano il tenore di vita medio di una società restano un traguardo irraggiungibile. Ma chi sono i nuovi poveri? Qual è la loro incidenza sul totale della popolazione? Se ci riferiamo al caso specifico dell'Italia dai dati Istat relativi al 2008, risulta in condizioni di povertà relativa l' 11% delle famiglie residenti per un totale di circa 8 milioni di persone. Tra i fattori più significativi associati alle condizioni di povertà ci sono l'elevato numero di figli, la presenza di almeno un anziano nel nucleo familiare, la mancanza di uno dei genitori. Questi dati evidenziano una carenza profonda del welfare state e l'insufficienza delle politiche pubbliche a sostegno della famiglia e dei suoi problemi più rilevanti. La povertà relativa Ha un altro incidenza, anche spesso gli anziani soli, soprattutto se donne, per quanto riguarda altre variabili socio demografiche i dati mostrano che l'incidenza della povertà è maggiore in presenza di bassi livelli di istruzione e di profitti professionali non qualificati. Una condizione tipica del nostro tempo legata a fenomeni come precarizzazione del lavoro e le frequenti Rotture dei nuclei familiari è la cosiddetta povertà fluttuante, ossia il verificarsi di condizioni di disagio economico temporaneo più o meno prolungato dovuto all'insorgenza di eventi improvvisi che peggiorano la qualità di vita degli individui.  La perdita improvvisa dell'occupazione un divorzio o un abbandono da parte del partner possono esporre le persone a situazioni di improvvisa povertà.


LA MOBILITA SOCIALE

L'articolazione della società in classi implica per gli individui la possibilità di passare da una classe sociale all'altra e quindi di mutare la propria posizione all'interno del sistema di stratificazione.    Questo fenomeno Si chiama mobilità sociale. Questa possibilità si può configurare sia Come mobilità discendente sia Come mobilità ascendente. è principalmente alla mobilità ascendente che ci si riferisce l'analisi sociologica. La mobilità ascendente è preclusa per principio nelle società divise in Caste come quella indiana in cui la nascita inchioda le persone ha una posizione sociale immutabile fino alla morte. Nel mondo occidentale la stratificazione coesiste con la possibilità di avanzare All'interno della scala sociale. Ma esiste davvero nella nostra società la possibilità di una mobilità sociale? non è facile dare una risposta. Innanzitutto occorre distinguere tra mobilità assoluta, data dal numero complessivo di persone che si spostano da una posizione sociale a un'altra, e mobilità relativa che consiste nel grado di uguaglianza delle possibilità di ciascuno di migliorare la propria posizione. Questo significa che una società ha un'altra mobilità relativa: se la possibilità di spostarsi all'interno del sistema di stratificazione sociale è uguale per tutte le classi. Ed è proprio la mobilità relativa che dobbiamo prendere in considerazione se vogliamo valutare la capacità di apertura di una società: esse Infatti potrebbe presentare un elevato tasso di mobilità ma limitato a una particolare fascia della popolazione. Può accadere che lo spostamento riguardi soltanto posizioni sociali contigue rilevando invece percentuali modeste relative alla mobilità a lungo raggio.

in particolare per la mobilità tra le generazioni Occorre tenere presente che molti cambiamenti di posizione occupazionale derivano da trasformazioni più Generali nel sistema produttivo

LA STRATIFICAZIONE SOCIALE NELLA SOCIETA CONTEMPORANEA

 OLTRE I CLASSICI



Marx e Weber ci offrono delle indicazioni che però fanno riferimento a un contesto storico sociale a noi ormai lontano. Infatti l'analisi di Marx appare da rivedere in alcuni suoi aspetti. al di là dell'idea che il controllo dei mezzi di produzione sia il criterio fondamentale per determinare la posizione sociale di individui e gruppi, ciò che oggi appare discutibile è soprattutto il giudizio dello studioso tedesco sul destino delle classi nel futuro della società industriale. Marx pensava che gli sviluppi del capitalismo avrebbero finito per radicalizzare l'antagonismo sociale tra una minoranza sempre più ricca e una massa di lavoratori completamente proletarizzati, costrettI a vivere con salari di pura sussistenza. in realtà almeno nei paesi occidentali, l'evoluzione È stata ben diversa. Innanzitutto È aumentata la consistenza numerica delle cosiddette classi medie, irriducibili alla classica dicotomia marxista borghesia-proletariato e frutto della nascita di nuove professioni legate all'evoluzione della tecnologia e crescente sviluppo delle organizzazioni, tanto nel settore pubblico quanto in quello privato.

LE CLASSI MEDIE

L'espressione "classi medie" indica la particolare collocazione nella società di una certa fascia di popolazione, intermedia tra l'alta borghesia e la classe operaia, da cui i membri delle classi medie tenderebbero costitutivamente a prendere le distanze.


Paolo Sylos Labini mette in evidenza la scarsa omogeneità dei Ceti medi dal punto di vista della composizione sociale, delle professioni e dei redditi: essi comprendono gli appartenenti sia alla piccola borghesia autonoma, sia al variegato campo della piccola borghesia impiegatizia, sia ad altre categorie particolari. Per questa sua eterogeneità la fascia delle classi medie si presenta sostanzialmente ambigua, senza scopi o interessi sociali comuni, sprovvista di un codice sicuro e unitario di valori e pertanto imprevedibile dal punto di vista della Condotta sociale: spregiudicata nel comportamento elettorale perché priva di un reale progetto politico capace di grandi slanci come di  risentimenti Meschini.

Un quadro abbastanza spietato del mondo delle classi medie è offerto da Charles Mills con l'espressione "colletti Bianchi", l'autore designa quelle categorie professionali che l'espansione della burocrazia pubblica e privata ha posto Come cuscinetto tra la borghesia imprenditoriale e gli operai salariati: impiegati, insegnanti professionisti stipendiati. Privi  di un reale potere di intervento sociale, politicamente indifferenti e sprovvisti di idee proprie, i colletti Bianchi accettano passivamente i modelli culturali della società di massa, che li manipola per scoppi a loro estranei.

Un altro aspetto porta necessariamente a rivedere le tesi classiche sulla stratificazione sociale: in generale aumento di benessere che si è verificato nella società industriale avanzata ha ridotto sensibilmente le disuguaglianze economiche tra i gruppi e individui. L'accresciuta disponibilità di denaro e il miglioramento delle condizioni di vita ha consentito alle classi popolari Un accesso a beni e servizi che prima erano loro preclusi.

sabato 21 novembre 2020

DOMANDE


 P.369 N. 1

Perchè èm importante il concetto di anomia?

Questo termine è stato introdotto da Durkheim per indicare uno stato di carenza normativa che si viene a creare in una società quando si indeboliscono i legami tra le persone e viene quindi meno la coscienza collettiva; anomia favorirebbe l'insorgere della conflittualità sociale e dei comportamenti devianti.

Cosa si intende con l'espressione "stratificazione sociale"?

La stratificazione sociale è la condizione degli strati sociali, composti da individui o gruppi, collocati vicini o sovrapposti in una scala di superiorità o inferiorità relativa a seconda della ricchezza, del potere, del prestigio ovvero di ciò che la società in cui vivono ritiene rilevante ai fini della distinzione sociale.

Quali forme ha assunto la stratificazione sociale nei diversi periodi storici?

La stratificazione sociale conosceva una configurazione caratteristica, legata all'esistenza della schiavitù. Gli schiavi erano persone prive della Libertà personale, appartenevano ad altri individui che li utilizzavano per le mansioni lavorative più faticose o meno gratificanti. La schiavitù era largamente diffusa e probabilmente veniva percepita come naturale anche se al tempo stesso si avvertiva la necessità di giustificarne l'esistenza.

Un'altra forma di stratificazione delle conseguenze sociali è quella legata al sistema delle Caste tipico della società indiana. Il sistema delle Caste è ormai ufficialmente abolita dalla costituzione dello Stato indiano ma è ancora diffuso nella pratica sociale quotidiana. Si tratta di una stratificazione molto rigida legittimata su base religiosa: a una casta si appartiene per nascita e non se ne può uscire in alcun modo. Esistono quattro casse principali e al di fuori di queste i cosiddetti Paria o Intoccabili veri e propri rietti del sistema sociale. Spesso le caste si suddividono ulteriormente in sottocaste inferiori e queste in gruppi minori. Alla pratica della separazione insita nel sistema delle caste, si associa la convinzione che ci si contamini entrando in contatto, anche indiretto con caste inferiori.

Nelle società moderne occidentali la stratificazione sociale ha assunto forme differenti, espresse da nozioni specifiche come ad esempio quelle di classe e di Ceto.

ALLE ORIGINI DELLA CONFLITTUALITà SOCIALE

 UN PUNTO DI PARTENZA: DURKHEIM E IL CONCETTO DI ANOMIA

Parlare di "conflittualità sociale" da un punto di vista sociologico non significa semplicemente individuare quegli aspetti e problemi che all'interno della società creano una situazione di conflitto tra individui e gruppi o tra questi e la collettività nel suo complesso. Significa anche e soprattutto cogliere la natura sociale di questi aspetti e problemi, individuare Cioè nella società non solo un luogo in cui il conflitto si manifesta, ma anche  un complesso di fattori da cui esso si genera.



Emile Durkheim, Lo studioso francese introduce nel linguaggio sociologico il termine di "anomia", indicando con esso quello stato di carenza normativa che si crea in una società quando si indebolisce la coesione tra i suoi membri. L'anomia priverebbe gli individui di quelle direttive in grado di mantenere la condotta entro limiti appropriati e favorirebbe la disgregazione morale della società e l'insorgere di comportamenti pericolosi per sé e per gli altri. Questa concezione contiene alcuni spunti importanti per lo studio del conflitto sociale. Innanzitutto ci suggerisce che la causa profonda di questi eventi risiede nella società e non nelle persone. Durkheim, pensa che questa condizione di carenza normativa non sia strutturalmente connesso alla vita sociale, Ma che possa verificarsi in determinate congiunture storiche caratterizzate da mutamenti particolarmente rapidi e radicali, probabilmente come quelli che lo studioso vedeva nella società che lo circondava. Durckheim attribuisce alla Sociologia il compito di affermare la fondamentale coesione e unità organica del corpo sociale. 

LA STRATIFICAZIONE SOCIALE

Come osserva il sociologo Peter Berger, la nostra esperienza sociale si configura fin dai suoi inizi con un esperienza di differenze: constatiamo precocemente che le persone sono diverse e non soltanto come individui ma anche come rappresentanti di determinate categorie o gruppi sociali. Inoltre ci rendiamo conto che a questa differenza corrisponde una diversa collocazione su un ideale scala sociale.


é  in questo fenomeno a cui facciamo riferimento quando parliamo di stratificazione sociale. La parola strato evoca immagini geologiche, ma anche relative ad altri ambiti della nostra esperienza. In tutti questi casi pur così disparati ci si riferisce a realtà in qualche modo sovrapposte, che occupano posizioni differenti benché non sempre visibili a uno sguardo superficiale. La stratificazione sociale può quindi definirsi come la presenza all'interno della società di una molteplicità di livelli che si differenziano  per la possibilità di accesso alle risorse sociali in cui godono i loro membri.

FORME DI STRATIFICAZIONE SOCIALE

La stratificazione sociale conosceva una configurazione caratteristica, legata all'esistenza della schiavitù. Gli schiavi erano persone prive della Libertà personale, appartenevano ad altri individui che li utilizzavano per le mansioni lavorative più faticose o meno gratificanti. La schiavitù era largamente diffusa e probabilmente veniva percepita come naturale anche se al tempo stesso si avvertiva la necessità di giustificarne l'esistenza.

Un'altra forma di stratificazione delle conseguenze sociali è quella legata al sistema delle Caste tipico della società indiana. Il sistema delle Caste è ormai ufficialmente abolita dalla costituzione dello Stato indiano ma è ancora diffuso nella pratica sociale quotidiana. Si tratta di una stratificazione molto rigida legittimata su base religiosa: a una casta si appartiene per nascita e non se ne può uscire in alcun modo. Esistono quattro casse principali e al di fuori di queste i cosiddetti Paria o Intoccabili veri e propri rietti del sistema sociale. Spesso le caste si suddividono ulteriormente in sottocaste inferiori e queste in gruppi minori. Alla pratica della separazione insita nel sistema delle caste, si associa la convinzione che ci si contamini entrando in contatto, anche indiretto con caste inferiori.

Nelle società moderne occidentali la stratificazione sociale ha assunto forme differenti, espresse da nozioni specifiche come ad esempio quelle di classe e di Ceto.

I CLASSICI DI FRONTE ALLA STRATIFICAZIONE:MARX E WEBER

è  stato Marx a porre al centro del discorso sociologico l'analisi delle classi sociali e dei rapporti tra Esse. Dalla nozione marxiana di "classe" discende un'interpretazione della stratificazione sociale che presenta alcuni aspetti caratteristici.

Per Marx il criterio fondamentale che determina la stratificazione sociale, è il tipo


economico: è il rapporto intrattenuto con la proprietà dei mezzi di produzione che decreta la classe di appartenenza. La nozione di stratificazione si lega immediatamente a quella di conflittualità. Tra le classi sociali il rapporto è di conflitto perenne e non può essere altrimenti, poiché le loro reciproche posizioni sono generate dalla lotta per l'appropriazione delle risorse. Questa conflittualità è certamente una costante della storia dell'uomo,ma nella società industriale assume una nuova e originale configurazione, sia per la drastica riduzione delle forze in gioco sia per la novità dell'assetto sociale in cui dovrà approdare. 

La classe di appartenenza determina la posizione che un individuo ha all'interno della società, ma essa non genera necessariamente in quello stato in quello stesso individuo una reale percezione della posizione che gli si trova a occupare. Marx chiama questa condizione "falsa coscienza", condizioni che minaccia soprattutto i membri della classe subalterna il monopolio delle idee esercitato da chi detiene il potere Infatti porta i membri delle classi subalterne. 

Tra i classici del pensiero sociologico abbiamo Weber che ha affrontato il tema della stratificazione sociale. La teoria weberiana prende avvio dall'analisi di Marx, ma tenta di integrarle superarla. Weber ritiene che il concetto marxiano di classe, isoli solo un fattore della stratificazione sociale, quello economico, mentre il fenomeno e ben articolato e complesso. Accanto alle classi Weber individua altri due fattori che determinano le differenze di livello tra i diversi gruppi sociali: lo Stato se il potere.  Il primo può definirsi come il livello di prestigio sociale da un gruppo o da un individuo che costituisce una variabile indipendente, benchè spesso legata alla posizione di classe.  Può accadere infatti che individui o gruppi di modesta condizione economica godano di un certo prestigio sociale o all'opposto che una grande ricchezza non garantisca uno status a esso adeguato.


La stratificazione In base allo status dà luogo ai partiti politici, insieme di persone che hanno uno stile di vita simile derivante da quella che Weber definisce una comune appartenenza soggettivamente sentita ossia dalla nascita dall'educazione ricevuta.  

La stratificazione in base al potere invece dà luogo ai partiti politici ossia gruppi di individui uniti da interessi e obiettivi comuni che competono tra loro per influenzare le scelte politiche dei governi e portare a compimento i propri progetti.

venerdì 23 ottobre 2020

LA PAROLA AI TESTI

FOUCAULT-PANOPTICON E SORVEGLIANZA

In che senso il potere per Bentham doveva essere visibile o inverificabile?

Visibile: di continuo il detenuto avrà davanti agli occhi l'alta sagoma della torre centrale da dove è spiato.

Inverificabile: il detenuto non deve mai sapere se è guardato nel momento attuale ma deve essere sicuro che può esserlo continuamente.

Quale struttura architettonica presenta il Panopticon e quel è il suo scopo?

Foucault, descrive il dispositivo panoptico pensato dal filosofo Jeremy bentham, per il suo progetto di carcere ideale mostrando, come esso costituisca non solo un modello di architettura penitenziaria ma il paradigma stesso della sorveglianza operante in tutti gli apparati istituzionali della modernità.

 MERTON- LE DISFUNZIONI DELLA BUROCRAZIA

In cosa consiste la “trasformazione da mezzi in fini” indotta dalla disciplina imposta al burocrate?


Robert merton illustra quella che considera una delle dinamiche più tipiche Che investono il sistema burocratico, provocando un sostanziale stravolgimento dei suoi originari scopi sociali: si tratta del fenomeno dell'inversione mezzi-fini, in virtù del quale l'osservanza scrupolosa della regola, richiesta al burocrate perché possa svolgere in modo efficace i compiti che gli sono richiesti, finisce per diventare l'imperativo categorico del suo agire irrigidendolo in uno sterile ritualismo e rendendolo incapace di far fronte alla richiesta dell'utenza.

lunedì 5 ottobre 2020

VERIFICA

P. 362 N. 1

A. Le istituzioni sono realtà simboliche? -> VERO

B. Si definiscono "status ascritti" quelli che l'individuo conquista con le sue capacità e il suo impegno. -> FALSO

C. Le organizzazioni sono strutture tipiche della società industriale. -> VERO

D. In una struttura burocratica raramente si ricorre alla comunicazione scritta. -> FALSO

E. I primi penitenziari sono nati negli stati uniti. -> VERO

P.362 N. 2

A. Secondo la terminologia di sumner, la norma che proibisce di fumare nei luoghi pubblici è un esempio di: stateways

B. Definiamo controllo sociale: il complesso dei meccanismi con cui la società costringe gli individui ad attenersi alle istituzioni penitenziarie

C. Tra i seguenti tratti comportamentali non appartiene alla personalità che abbiamo definito "burocratica": la difficoltà di adattarsi a situazioni nuove

P.362 N. 3

A= istituzioni sociali

B= ruolo

C= trasposizione della mente

P.362 N. 4

A. Conflitto interruolo

B. conflitto intra-ruolo

P.363 N.5

Per Merton, tra le funzioni manifeste e funzioni latenti di un'istituzione, è possibile, infatti, che le finalità sociali di una istruzione non si sovrappongano esattamente agli scopi espressamente dichiarati dalla sua esistenza. Ad esempio, il rituale della danza della pioggia ha la funzione dichiarata cioè manifesta, di suscitare le precipitazioni, ma la finalità latente di consolidare i legami all'interno del gruppo e rafforzare identità sociale.

 Le trasformazioni di un'istituzione investono soprattutto i suoi aspetti latenti e meno Quelli manifesti. Nel senso che sotto un medesimo guscio esteriore l'istituzione può adempiere a nuovi insospettati compiti o viceversa, nel senso che un contesto sociale mutato svuota di significato le funzioni latenti che l'istituzioni in precedenza svolgeva.

P.363 N.6

Secondo Foucault, con la nascita delle prigioni moderne si assiste a una nuova modalità di punizione, quella della tecnologia disciplinare, il cui scopo non è più  martoriare il corpo del detenuto, ma controllarlo e sorvegliarlo attraverso la definizione rigorosa degli spazi e dei tempi, dell'attività che lo riguardano. 

giovedì 1 ottobre 2020

UN CASO EMBLEMATICO

 LE ISTITUZIONI PENITENZIARIE

L'evoluzione delle istituzioni penitenziarie nella cultura occidentale, oltre a costituire uno degli aspetti più significativi e allo stesso tempo più inquietanti della nascita della modernità, rappresenta anche un'ottica privilegiata da cui cogliere i tratti tipici di ogni istituzione.



In primo luogo, i criteri e sistemi con cui ogni comunità decide di sanzionare i comportamenti non conformi alle norme socialmente condivise costituiscono la manifestazione più visibile del controllo sociale.

 In secondo luogo, la molteplicità degli scopi sociali di cui la collettività investe le istituzioni penitenziarie  permette di cogliere in esse un caso emblematico della  pluralità di funzioni, aspetti e significati che caratterizza ogni ambito istituzionale. 

Infine, le istituzioni penitenziarie sono in modo emblematico, delle organizzazioni.

DAL SUPPLIZIO ALLA SORVEGLIANZA



È probabile che il concetto di istituzione penitenziaria evochi immediatamente in ognuno di noi il pensiero del carcere con cui oggi si è soliti sanzionare chi ha commesso il reato. Fino alla seconda metà del Settecento, nelle società occidentali la prigione non era una vera e propria struttura di detenzione, ma il luogo in cui venivano temporaneamente ospitati gli imputati in attesa del giudizio. La forma paradigmatica delle punizioni, era il supplizio, nella varietà delle sue manifestazioni: I criminali venivano torturati, fustigati, sottoposti al pene corporali di ogni tipo spesso; questo rituale di sofferenza culminava nell' esecuzione pubblica, condotta al cospetto della folla con modalità piuttosto cruente. Come ha mostrato lo storico e filosofo francese Michael Foucault  nel saggio "sorvegliare e punire ",  la punizione costituiva una vera e propria dimostrazione di forza da parte del potere politico nei confronti di chi aveva violato la legge e di ogni potenziale trasgressore e ciò ne giustificava tanto la ferocia quanto il carattere spettacolare.

Perché nascesse il concetto moderno di prigione erano necessari un ripensamento del significato della pena,  non più intesa come semplice vendetta del potere nei confronti dei suoi oppositori, e dall'altro la diffusione a livello sociale di una nuova sensibilità, contraria all'uso di supplizi efferrati e cruenti e all'esibizione pubblica della Sofferenza.  è ciò che avviene nella cultura europea a partire dal XVIII secolo quando gli intellettuali illuministi,  invocarono la necessità di un diritto penale più razionale umanitario. Parallelamente a questo si affermò quel processo di affinamento dei constumi  e dei comportamenti che il sociale tedesco Norbert Elias definì Zivilisation  che da ceti socialmente più elevati si diffuse gradualmente a strati sempre più ampi di popolazione.

Fu negli Stati Uniti, per iniziativa dei quaccheri, che nella seconda metà del Settecento sorsero le prime carceri nel senso moderno del termine. Il loro nome, penitenziari houses, si spiega proprio considerando la finalità di tipo spirituale e religioso che ne ispirò la realizzazione: permettere al recluso l'espiazione delle proprie colpe attraverso l'isolamento e la pratica quotidiana del lavoro; lo stesso spazio fisico in cui era rinchiuso il detenuto era pensato secondo il modello di ispirazione religiosa della cella monastica.

 Walnut Street, inaugurata in Pennsylvania nel 1784, fu la prima struttura di questo tipo. Ispirato a simili principi, ma con alcune modifiche di carattere organizzativo fu il carcere di Auburn che nacque nello stato di New York nel 1818. Nel corso del XIX secolo i modelli carceri statunitensi si diffusero rapidamente in tutta l'Europa.

Secondo Foucault, con la nascita delle prigioni moderne si assiste a una nuova modalità di punizione, quella della tecnologia disciplinare, il cui scopo non è più  martoriare il corpo del detenuto, ma controllarlo e sorvegliarlo attraverso la definizione rigorosa degli spazi e dei tempi, dell'attività che lo riguardano. A tale intento viene finalizzata la stessa struttura architettonica del carcere, che deve garantire la sorveglianza costante del detenuto, ma al tempo stesso impedirle di conoscere il momento effettivo in cui viene osservato dai sorveglianti, favorendo così l'interiorizzazione della punizione. L'istanza di disciplina di controllo che presiede al sorgere delle carceri si afferma, secondo Focault, anche in altre istituzioni segregative, che nascono parallelamente in seno alla società occidentale: ospedali, manicomi, scuole e caserme. La medesima istanza presiederebbe, secondo l'autore, persino alla nascita della Scienza umane, che sorgono nello stesso periodo con l'intento di studiare il comportamento degli individui e di controllare i meccanismi che lo determinano.

LA FUNZIONE SOCIALE DEL CARCERE

Perché si mettono le persone in prigione?


Da un lato, la gente imputa alle autorità giudiziarie un uso limitato o eccessivamente indulgente delle pene detentive, dall'altro manifesta scarsa fiducia nel utilità sociale del carcere e nella sua capacità di arrecare benefici a chi vi è recluso. Anche le critiche all'organizzazione carcere non sono univoche: c'è chi lamenta il sovraffollamento delle prigioni e il degrado delle condizioni di vita dei detenuti, e chi all'opposto, ritiene che il regime carcerario sia troppo mie per coloro che devono scontare una condanna.

La definizione della funzione sociale del carcere rimanda, in realtà due questioni chiavi: Lo scopo della pena e la definizione di criminale. Per quanto riguarda lo scopo della pena è necessario richiamare alcune delle principali teorie che storicamente sono state adottate in merito: 

  • le teorie a retributive, sono quelle concezioni che vedono nella pena la giusta retribuzione del danno causato dal Reo con il suo gesto, proporzionale per entità alla gravità dell'infrazione commessa. 
  •  le teorie utilitaristiche, che considerano la pena giustificabile dal punto di vista della sua finalità sociale che può essere definita in diversi modi: 1. come forma neutralizzazione del Reo e del pericolo che esse rappresenta; 2. come dispositivo di prevenzione dei reati; 3. come strumento di rieducazione e di recupero sociale dell'individuo.
Lo scopo della pena è quello di impedire al Reo di fare nuovi danni ai suoi concittadini e di rimuovere agli altri da farne degli uguali. 

La lettura in chiave "riabilitativa" dell'istituzione carceraria sembra la più plausibile sotto il profilo razionale umanitario; tuttavia essa si scontra con una serie di problemi e ambiguità di fondo. Da un punto di vista empirico, è fin troppo facile contestare l'idea che la prigione possa rieducare i soggetti condannati, l'altra percentuale di recidive riscontrabili tra i detenuti e in genere le difficoltà di reinserimento sociale delle persone uscite dal carcere Sembrerebbero attestare la debolezza di questa convinzione. Inoltre accentuare l'idea della carcerazione come riabilitazione rischia di assimilare lo status di detenuto a quello di un malato portatore di una qualche patologia personale o sociale che è necessario correggere aprendo così la strada a pericolose derive verso la manipolazione e il controllo degli individui reclusi.

Oggi i moderni trattamenti carcerari sottolineano la necessità del coinvolgimento attivo e responsabile del detenuto nel suo programma di rieducazione: gli stessi benefici premiali; istituiti da molti ordinamenti penitenziari, sono subordinati alla condotta del detenuto e alla sua disponibilità ad accettare il percorso rieducativo che lo riguarda.




Fin qui abbiamo parlato delle funzioni sociali del carcere, Ma possiamo anche chiederci se e in che modo sia applicabile alle istituzioni carcerarie la distinzione di merton tra funzioni latenti e funzioni manifeste e delle istituzioni. Una possibile risposta a questo interrogativo è stata formulata da Emile Durkheim, in " la divisione del Lavoro sociale ". Lo studioso francese, dopo avere identificato nella rottura del legame sociale l'elemento costitutivo di ogni comportamento criminale, coglie nella sanzione inflitta al reo  una sorta di rituale collettivo in grado di ripristinare simbolicamente questo legame.  lo scopo più profondo della sanzione non sarebbe quindi quello di punire i trasgressori, ma piuttosto di rafforzare i vincoli sociali , riaffermando il valore delle norme condivise e dei comportamenti individuali a essa conformi. Potremmo allora pensare che l'istituto del carcere, Al di là delle finalità esplicite che si propone Nei riguardi dei soggetti condannati e della misura in cui riesce a conseguirle, sia anche un mezzo per ribadire la condanna sociale dei comportamenti criminali e per dare a questi stessi  comportamenti una visibilità che li renda Chiaramente definibili. in questo modo il carcere contribuirebbe a costruire la categoria sociale delle devianze e a distinguere tra ciò che è lecito e ciò che invece è inaccettabile in un determinato contesto sociale.



QUALCUNO VOLO SUL NIDO DEL CUCULO

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martedì 29 settembre 2020

DOMANDE


 P. 349

1.Che cosa intendono i sociologi con il termine "organizzazione"?


In sociologia, insiemi di persone che perseguono determinati obiettivi sociali,utilizzando appositi metodi e strumenti e dividendosi in modo stabiliti attività e competenze.

Un esempio è l'istituzione scolastica che si concretizza nelle molteplicità delle figure sociali che coinvolge e nelle risorse materiali che ne rendono possibile il funzionamento attraverso le quali cerca di conseguire i propri scopi.

2.Quali sono i caratteri essenziali di un organizzazione?

 ■ acquisiscono risorse dall'ambiente (risorse umane e materiali) ed erogano servizi: un'industria utilizza determinate materie prime e il lavoro dei propri dipendenti per produrre beni di consumo; un partito politico si serve dei propri iscritti e di mezzi tecnologici (organi di stampa, pubblicazioni ecc.) per pubblicizzare le proprie idee e proposte; 

■ selezionano e formano i propri membri, preoccupandosi di controllarne e coor-dinarne i contributi: un'azienda assume i suoi dipendenti e li prepara per le future mansioni; una società sportiva sceglie i propri tecnici e dirigenti assegnando a ciascuno compiti specifici; 

■ cercano di ottenere il contributo dei propri componenti attraverso incentivi materiali o simbolici: il dipendente di un'azienda è incentivato a collaborare da compensi economici (stipendi, premi di produzione ecc.) e avanzamenti di carriera; un'associazione religiosa o di volontariato cerca di coinvolgere i suoi membri facendo appello a finalità e progetti condivisi;

 ■ gestiscono i rapporti con organizzazioni analoghe o antagoniste: un'impresa si confronta necessariamente con le aziende concorrenti; un partito o un sindacato si trovano a dialogare e talora a scontrarsi con altri partiti o sindacati, espressioni di posizioni differenti; 

■ si fondano su una struttura di tipo burocratico. Quest'ultimo aspetto necessita di qualche spiegazione più approfondita. Vediamo quindi in dettaglio di che cosa si tratta. 


3.Quali caratterisitiche ha la burocrazia?

-personale stipendiato dall'organizzazione stessa

-remunerazione è in funzione dell'incarico ricoperto (il medico viene pagato indipendente se il paziente guarisce o meno)

-giurisdizione e competenze su un ambito particolare e solo su quello.

-stabile e rigida divisione dei compiti

-precisa struttura gerarchica

-"Il principio dell'impersonalità forma /ethos burocratica", ossia l'insieme delle norme che guidano il comportamento dell'organizzazione,esige infatti il completo annullamento di ogni competente soggettiva.

4.Che cosa si intende con l'espressione "trasposizione delle mete"?

Secondo Merton, fenomeno tipico delle organizzazioni burocratiche in virtù del qual i mezzi che la burocrazia predispone per realizzare i propri scopi finiscono per sovrapporsi agli scopi stessi  per sostituirsi a essi.

 

DOMANDE P. 338

1. Che cos'è un istituzione e quali caratteristiche presenta?

I sociologi chiamano istituzioni i modelli regolatori generali, che guidano il comportamento degli individui e gli conferiscono un significato possibile.

2.Che cosa sono le norme sociali e come le ha classificate sumner?

ogni istituzione definisce un insieme di norme sociali, cioè di regole, scritte e non, che prescrivono come le persone devono comportarsi in determinate situazioni della vita sociale.

secondo la classificazione del sociologo statunitense William Sumner,  le norme sociali possono essere classificate in tre tipi principali:

gli stateways, le norme giuridiche,  cioè quelle norme emanate dallo Stato ovvero leggi e regolamenti scritti, il cui rispetto è obbligatorio per tutti i membri della società;

i modi, i costumi, ovvero quelle norme per lo più tramandate oralmente, ma a cui la collettività riconosce un forte spessore in termini di valore e di legittimità;

i folkways, cioè quelle usanze e consuetudini praticate all'interno di una società, anche se tramandate oralmente, ma prive di quel riferimento alla moralità che caratterizza i mores.

3.Che cosa si intende per "controllo sociale"?

per controllo sociale si intende il complesso dei meccanismi, esteriori e interiori, che la società mette in atto per costringere le persone ad attenersi alle norme socialmente costituite. 

4.Perché un individuo ha di norma più status e più ruoli?

Nella società ogni individuo si trova a interpretare molti ruoli, perchè detiene più status e perchè da ogni status discende una pluralità di compiti e di relative aspettative. 

La pluralità di ruoli che una persona si trova a interpretare può spesso esporla a situazioni di conflittualità. Si parla di conflitto inter-ruolo, cioè di conflitto tra due o più ruoli diversi spettanti alla stessa persona. 

DOMANDE P.355

1.Perchè le istituzioni penitenziarie sono un esempio emblematico di istituzione?

L'evoluzione delle istituzioni penitenziarie nella cultura occidentale, oltre a costituire uno degli aspetti più significativi e allo stesso tempo più inquietanti della nascita della modernità, rappresenta anche un'ottica privilegiata da cui cogliere i tratti tipici di ogni istituzione.In primo luogo, i criteri e sistemi con cui ogni comunità decide di sanzionare i comportamenti non conformi alle norme socialmente condivise costituiscono la manifestazione più visibile del controllo sociale.In secondo luogo, la molteplicità degli scopi sociali di cui la collettività investe le istituzioni penitenziarie  permette di cogliere in esse un caso emblematico della  pluralità di funzioni, aspetti e significati che caratterizza ogni ambito istituzionale. Infine, le istituzioni penitenziarie sono in modo emblematico, delle organizzazioni.


2.Quali sono state le tappe dell'evoluzione delle istituzioni penitenziarie?

Fino alla seconda metà del Settecento, nelle società occidentali la prigione non era una vera e propria struttura di detenzione, ma il luogo in cui venivano temporaneamente ospitati gli imputati in attesa del giudizio. La forma paradigmatica delle punizioni, era il supplizio, nella varietà delle sue manifestazioni: I criminali venivano torturati, fustigati, sottoposti al pene corporali di ogni tipo spesso; questo rituale di sofferenza culminava nell' esecuzione pubblica, condotta al cospetto della folla con modalità piuttosto cruente. Come ha mostrato lo storico e filosofo francese Michael Foucault  nel saggio "sorvegliare e punire ",  la punizione costituiva una vera e propria dimostrazione di forza da parte del potere politico nei confronti di chi aveva violato la legge e di ogni potenziale trasgressore e ciò ne giustificava tanto la ferocia quanto il carattere spettacolare.

Perché nascesse il concetto moderno di prigione erano necessari un ripensamento del significato della pena,  non più intesa come semplice vendetta del potere nei confronti dei suoi oppositori, e dall'altro la diffusione a livello sociale di una nuova sensibilità, contraria all'uso di supplizi efferrati e cruenti e all'esibizione pubblica della Sofferenza.  è ciò che avviene nella cultura europea a partire dal XVIII secolo quando gli intellettuali illuministi,  invocarono la necessità di un diritto penale più razionale umanitario. Parallelamente a questo si affermò quel processo di affinamento dei constumi  e dei comportamenti che il sociale tedesco Norbert Elias definì Zivilisation  che da ceti socialmente più elevati si diffuse gradualmente a strati sempre più ampi di popolazione.

Fu negli Stati Uniti, per iniziativa dei quaccheri, che nella seconda metà del Settecento sorsero le prime carceri nel senso moderno del termine. Il loro nome, penitenziari houses, si spiega proprio considerando la finalità di tipo spirituale e religioso che ne ispirò la realizzazione: permettere al recluso l'espiazione delle proprie colpe attraverso l'isolamento e la pratica quotidiana del lavoro; lo stesso spazio fisico in cui era rinchiuso il detenuto era pensato secondo il modello di ispirazione religiosa della cella monastica.

3.Qual è la funzione sociale del carcere?

Da un lato, la gente imputa alle autorità giudiziarie un uso limitato o eccessivamente indulgente delle pene detentive, dall'altro manifesta scarsa fiducia nel utilità sociale del carcere e nella sua capacità di arrecare benefici a chi vi è recluso. Anche le critiche all'organizzazione carcere non sono univoche: c'è chi lamenta il sovraffollamento delle prigioni e il degrado delle condizioni di vita dei detenuti, e chi all'opposto, ritiene che il regime carcerario sia troppo mie per coloro che devono scontare una condanna.

La definizione della funzione sociale del carcere rimanda, in realtà due questioni chiavi: Lo scopo della pena e la definizione di criminale. Per quanto riguarda lo scopo della pena è necessario richiamare alcune delle principali teorie che storicamente sono state adottate in merito: 

  • le teorie a retributive, sono quelle concezioni che vedono nella pena la giusta retribuzione del danno causato dal Reo con il suo gesto, proporzionale per entità alla gravità dell'infrazione commessa. 
  •  le teorie utilitaristiche, che considerano la pena giustificabile dal punto di vista della sua finalità sociale che può essere definita in diversi modi: 1. come forma neutralizzazione del Reo e del pericolo che esse rappresenta; 2. come dispositivo di prevenzione dei reati; 3. come strumento di rieducazione e di recupero sociale dell'individuo.
Lo scopo della pena è quello di impedire al Reo di fare nuovi danni ai suoi concittadini e di rimuovere agli altri da farne degli uguali. 

 

lunedì 28 settembre 2020

LA BUROCRAZIA:IL TRATTO COMUNE DELLE ORGANIZZAZIONI

 CHE COSA è LA BUROCRAZIA?


La burocrazia non indica semplicemente il complesso degli enti pubblici e dei loro uffici, essa designa un preciso modello di struttura comune, sia alle organizzazioni pubbliche sia a quelle private. Fu Max Weber, il primo a mettere in luce i tratti distintivi e gli effetti dirompenti sul piano della vita sociale, collegandone la Genesi al processo di realizzazione della società occidentale.


LE CARATTERISTICHE DELLA BUROCRAZIA

La natura burocratica delle organizzazioni sta nel fatto che in esse opera un personale provvisto di una determinata professionalità, che viene stipendiato dall'organizzazione stessa e non dagli utenti che usufruiscono delle sue prestazioni. Inoltre la remunerazione è in funzione dell'incarico ricoperto non degli esiti a cui essa approda.

In secondo luogo, ogni settore della burocrazia ha giurisdizione e competenze su un ambito particolare e solo su quello.Collaborazione con le istituzioni Archivi - Ordine dei Medici di Bologna

In un'organizzazione strutturata secondo il modello burocratico, abbiamo Inoltre una stabile e rigida divisione dei compiti. Per rimanere nell'ambito dell'organizzazione sanitaria pensiamo a quando facciamo le analisi del sangue: l'impiegato allo sportello della ASL ci rilascia la prenotazione: il giorno dell'esame, l'infermiera esegue prelievi e raccoglie il sangue nelle provette, il tecnico di laboratorio analizza i campioni, un altro impiegato a un altro sportello ci consegnerà gli esiti. Ognuna di queste figure esegue una parte del processo ed è responsabile solo di quella, e ciò non in virtù di consuetudine o decisioni estemporanee, ma di regole scritte che disciplinano la condotta di ogni membro del personale. Infine, le organizzazioni presentano una precisa struttura gerarchica; ogni individuo Si colloca in un organigramma, cioè occupa una determinata posizione e può avere persone che dipendono da lui, a cui dare ordini e superiori a cui deve obbedire. Tra i diversi uffici e funzionari, le comunicazioni sono di tipo impersonale, solitamente scritte in modo da essere catalogate e archiviate. Il principio dell'impersonalità fonda anche quello che possiamo chiamare l'ethos burocratico, ossia l'insieme delle norme che guidano il comportamento dell' organizzazione e dei suoi funzionari nei confronti dell'utenza. Il rispetto rigoroso delle procedure necessarie per il buon funzionamento e l'organizzazione, esige Infatti il completo annullamento di ogni componente soggettiva, ossia di Ogni esigenza, motivazione ,valutazione, interazione tra il burocratese e la persona che mi richiede i servizi.

MERTON: LE DISFUNZIONI DELLA BUROCRAZIA

Secondo Weber, la burocratizzazione della vita sociale costituiva un processo inevitabile e irreversibile. Se da una parte lui vedeva una preoccupazione l'avvento di un mondo ridotto a un meccanismo di piccoli denti di ingranaggio, Come ebbe a definirlo, dall'altra però era persuaso che soltanto il modello burocratico fosse in grado di affrontare, con efficienza e professionalità, le esigenze di sistemi sociali sempre più complessi.Robert K. Merton (1910-2003) - Sociologist Profile

Dopo di lui, diversi autori hanno invece sottolineato come la struttura della burocrazia finisca per produrre le conseguenze che si scontrano con le intenzioni iniziali e che condannano l'agire del burocrate all'improduttività.  In particolare, Merton analizza le conseguenze sociali dell'agire burocratico. secondo lo studioso, il modello di organizzazione burocratica conduce inevitabilmente a una trasposizione delle mete in virtù della quale i mezzi che la burocrazia Che dispone per realizzare i propri scopi finiscono per sovrapporsi agli scopi stessi e per sostituirsi a essi. In sostanza, il rispetto rigoroso delle procedure originariamente richiesto al burocrate per garantire l'efficienza e l'imparzialità del servizio diventa spesso la preoccupazione più impellente del suo agire finendo in tal modo per intralciare il suo stesso lavoro e distoglierlo dagli scopi originari.

Un ulteriore disfunzione della burocrazia è data dal comportamento del burocrate che ,vincolato al miticoloso rispetto delle norme e delle procedure, manca della flessibilità necessaria per adattarsi al mutamento sociale ed è incapace di fronteggiare le situazioni inattese o non previste dai regolamenti con esiti talora grotteschi. Tal proposito si può parlare di personalità burocratica per indicare questo atteggiamento che diventa un vero e proprio habitus mentale acquisito dal burocrate nello svolgimento delle sue mansioni. La personalità e burocratica coinvolge anche utenti, che finisce per pensarsi secondo l'ottica anonima e rigidamente regolamentata delle procedure qui è soggetto, come un numero, un fascicolo, una scheda Tra le tante e per sviluppare un senso di frustrazione di sfiducia nelle possibilità della società di venire incontro alle sue esigenze.

QUANDO LE ISTITUZIONI SI FANNO CONCRETE: LE ORGANIZZAZIONI SOCIALI

 LE STRUTTURE IN CUI  CI MUOVIAMO

Pur essendo l'istituzione una realtà simbolica, essa tende a oggettivarsi in realtà concrete e visibili: persone, cose, luoghi. Questo può venire a livelli diversi. Il caso più semplice è quello in cui l'istituzione si oggettiva in una singola persona, che le norme sociali designano come figura obbligata di riferimento in determinate situazioni. All'opposto troviamo un caso in cui il contenuto normativo di un'istituzione, con il complesso di status e ruoli che definisce, si oggettiva in strutture di ampie dimensioni che coinvolgono una grande quantità di risorse umane e materiali allo scopo di perseguire in modo razionale e coordinato determinati fini collettivi. A questa struttura, la sociologia da il nome di organizzazioni, ne sono un esempio: la scuola, l'ospedale, un carcere, un ufficio della pubblica amministrazione, ma anche un'impresa industriale,  un sindaco e una società sportiva.

QUANDO LE ORGANIZZAZIONI NON C'ERANO

Le organizzazioni sono realtà tipiche della civiltà industriale. Nelle piccole comunità caratteristiche della società rurale, alla soddisfazione dei bisogni sopperiva spesso la sola iniziativa individuale, benché supportata, dove necessari,o da l'aiuto reciproco tra le persone e da reti informali di soli di solidarietà. I Promessi Sposi, il riassunto - 10elol

La descrizione della peste del 600 nei Promessi sposi di Alessandro Manzoni ci dà un esempio significativo di questo fenomeno "Il Lazzaretto" per i malati di peste in cui si parla nell'opera non era certo un ospedale nel senso moderno del termine con personale attrezzato per assistere i degenti ma un luogo dove venivano confinanti malati e moribondi, affidati alla carità dei Frati Cappuccini e di altre persone di buona volontà. Per la maggior parte della gente peraltro, l'esperienza dell'infermità e della morte veniva vissuta tra le mura della propria casa, con l'assistenza dei familiari parenti e persone del vicinato. Oggi invece all'ospedale in quanto organizzazione, ad accogliere l'individuo nei momenti critici del suo stato di salute.


LE CARATTERISTICHE DELLE ORGANIZZAZIONI

Le organizzazioni hanno dei tratti comuni:

  •  Acquisiscono risorse dell'ambiente ed erogano servizi
  •  selezionano e formano i propri membri, preoccupandosi di controllarne e  ordinarne i contributi 
  • cercano di ottenere il contributo dei propri componenti attraverso incentivi materiali o simbolici
  •  gestiscono i rapporti con organizzazioni analoghe o antagoniste si fondano su una struttura di tipo burocratico


giovedì 24 settembre 2020

LE ISTITUZIONI COME RETI DI STATUS E DI RUOLI

 LE ISTITUZIONI COME RETI DI STATUS E DI RUOLI

All'interno di un'istituzione le persone occupano posizioni diverse e svolgono compiti differenti.

Spesso lo status è correlativo, nel senso che si definisce in rapporto a un'altra posizione sociale a esso complementare, ad esempio genitori figlio. Anche i ruoli che ne discendono sono complementari: così come l'alunno, ad esempio, si aspetta certe azioni dall'insegnante.

Nella società ogni individuo si si trova a interpretare molti ruoli. La pluralità di ruoli che una persona si trova ad interpretare può spesso esporla a situazione di conflittualità.

Si parla allora di conflitto Inter ruolo, cioè di un conflitto tra due o più ruoli Diversi spettanti Alla stessa persona.

Può capitare anche che una persona sia in difficoltà nell'interpretazione di un singolo ruolo sia per l'ambiguità connessa al ruolo  stesso sia per il contrasto tra la sua sensibilità o personalità degli obblighi istituzionali.

Esiste anche il conflitto intra ruolo, cioè interno a ruolo stesso.

LA STORICITà DELLE ISTITUZIONI

Le norme che le istituzioni impongono alla condotta degli individui, sono soggette a mutamento storico. Il mutamento delle istituzioni fuori può prodursi in forme differenti.

Generalmente si verificano un aumento delle istituzioni esistenti a una crescente specializzazione di ognuna di esse. è quanto possiamo facilmente riscontrare nel caso della famiglia. Nelle società preindustriali essa assommava in sè una pluralità di funzioni di tipo economico, formativo, giuridico. Oggi queste funzioni non appartengono più alla istituzione familiare. La famiglia in quanto istituzione ha per l'appunto registrato una specializzazione crescente, tanto che oggi si tende a  sottolineare prevalentemente la funzione procreativa ed educativa.

Può accadere, Però, anche il fenomeno opposto e cioè che il mutamento sociale investa un'istituzione di compiti che non aveva in precedenza, moltiplicandone così le funzioni. Ad esempio la scuola. Ci 



rendiamo conto che oggi questa istituzione si trova spesso svolgere i compiti in passato assolti dalla famiglia e da altre agenzie educative. e se non si limita solo a istruire e a preparare al mondo del lavoro, ma crea opportunità di conoscenza e di socializzazione tra gli studenti, offre attività proposte per il tempo libero e svolge una costante opera di supporto psicologico e sociale soprattutto nei confronti dei ragazzi in difficoltà.

Per capire Più a fondo i meccanismi della trasformazione delle istituzioni è bene tenere a mente la distinzione introdotta da Robert merton, tra le funzioni manifeste e funzioni latenti di un'istituzione. è possibile, infatti, che le finalità sociali di una istruzione non si sovrappongano esattamente agli scopi espressamente dichiarati dalla sua esistenza. Le trasformazioni di un'istituzione investono soprattutto i suoi aspetti latenti e meno Quelli manifesti. Nel senso che sotto un medesimo guscio esteriore l'istituzione può adempiere a nuovi insospettati compiti o viceversa, nel senso che un contesto sociale mutato svuota di significato le funzioni latenti che l'istituzioni in precedenza svolgeva.

UN MONDO DI ISTITUZIONI


 OLTRE L'OVVIETà DEL QUOTIDIANO


Le istituzioni sono, per esempio, la scuola, il matrimonio e lo sport agonistico. Ognuna di queste realtà  ha regole proprie e modalità di funzionamento che se per noi sono conosciute e scontate,  non sono altrettanto ovvie per chi ci entra in contatto per la prima volta. Questa considerazione ci rende consapevoli di un fatto importante: la la vita quotidiana che viviamo si snoda attraverso una


molteplicità di regole e modelli tra loro coordinati, che ne guidano lo svolgimento fin nei minimi dettagli, e di cui prendiamo coscienza solo quando tentiamo di considerarli così come farebbe un estraneo che li osserva  per la prima volta. I sociologi chiamano istituzioni quei modelli regolatori generali che guidano il comportamento degli individui e gli conferiscono un significato possibile.

IL CONCETTO DI "ISTITUZIONE"

L'istituzione è un insieme di norme tra loro coordinate, radicate nell'esperienza quotidiana degli individui e da questi percepite come capaci di regolare un certo ambito di vita di azione in un determinato contesto storico e geografico. Per il sociologo sono istituzioni: il matrimonio, la famiglia, la religione, lo sport, il sistema scolastico e il sistema giudiziario. Ma anche in entità  più impalpabili come il linguaggio e la scienza.

LE ISTITUZIONI COME INSIEMI DI NORME SOCIALI

Ogni istituzione definisce un insieme di norme sociali, cioè di regole che prescrivono come le persone devono comportarsi in determinate situazioni della vita sociale.

Secondo la classificazione del sociologo William Sumner le norme sociali possono essere classificate in tre tipi principali:


  •  Stateways o norme giuridiche:  cioè quelle norme emanate dallo stato il cui rispetto è obbligatorio per tutti i membri della società.
  •  Mores: ovvero quelle norme perlopiù tramandate oralmente, ma cui la collettività riconosce un forte spessore in termini di valore e di legittimità.
  • Folkways: cioè quelle usanze e consuetudini praticate all'interno di una società, anche esse tramandate oralmente, ma prive di un riferimento alla moralità che caratterizza i mores. 
Ogni istituzione presuppone un riferimento a ciascuno di questi tre tipi di norme.

LE ISTITUZIONI COME STRUMENTI DI CONTROLLO SOCIALE

Ogni istituzione non si limita a definire le regole a cui gli individui devono attenersi, ma mette anche in atto una serie di espedienti per indurre le persone a rispettarli; l'istituzione ne esercita un'opera di controllo sociale.

Gli strumenti di questo controllo possono essere superiori o inferiori.
Sono del primo tipo le sanzioni esplicitamente inflitte alle condotte non conformi.

Rientrano nel secondo tipo i meccanismi con cui si cerca di promuovere nelle persone
l'interiorizzazione delle norme, ovvero riconoscimento della loro bontà ed l'efficacia e la conseguente scelta autonoma di farle proprie.

L'intensità del controllo sociale può variare da istituzione a istituzione: è massima nelle cosiddette 

istituzioni totali, così chiamate da Erving Goffman. sotto questa denominazione egli comprende quei sistemi di norme che fanno capo a strutture sociali anche molto diverse tra loro,
nelle quali persone tagliate fuori dalla società per un periodo di tempo si trovano a condividerle in una situazione comune. Queste istituzioni sono totali perché si impadroniscono interamente del tempo e delle diverse dimensioni esistenziali delle persone che vi risiedono, unificando in uno stesso luogo e sotto un'unica autorità tutte le attività quotidiane.