IL POSTMODERNISMO
Si può partire parlando del volume pubblicato da James Clifford e George Marcus, considerato il "manifesto" del postmodernismo. Nei saggi raccolti viene messo in discussione uno dei fondamenti dell'antropologia "classica": l'attendibilità del resoconto etnografico. Secondo la tradizione, il ricercatore sul campo e la sua partecipazione diretta alla vita degli indigeni davano alla relazione etnografica sufficienti garanzie di oggettività e rispondenza al vero. Ma come aveva capito Greetz, la situazione tipica della ricerca non contempla un osservatore neutrale che registra, in modo accurato e neutro gli eventi, ma vede l'incontro di due interpreti, l'antropologo e il nativo che lo informa:
- la descrizione del nativo sulla propria cultura non è immediata e ingenua, ma è inserita in in un quadro interpretativo preciso nel tempo
- l'antropologo sovrappone alle interpretazioni dell'indigeno le proprie
Quando il ricercatore elabora il resoconto etnografico, seleziona ciò che reputa importante e scarta ciò che nella sua impostazione appare irrilevante.
Quando l'antropologo scrive, non fa scienza, ma letteratura, e il suo lavoro è sempre inserito in una prospettiva che deriva dalla sua cultura di appartenenza e che condiziona la oggettività del suo sguardo e del suo ascolto.
La critica degli esponenti del postmodernismo, comprende anche una parte costruttiva, perchè punta a rinnovare i metodi della disciplina, inducendo gli studiosi ad acquistare maggiore consapevolezza di tutto ciò che è implicito nella ricerca antropologica.
George Marcus dice che dalla critica del lavoro etnografico possono nascere le sperimentazioni di nuove modalità di ricerca e scrittura, poichè le scienze umane procedono in una maniera più complicata e tortuosa, caratterizzata da fratture e da una molteplicità di prospettive.
Dal punto di vista dei postmoderni, gran parte dell'antropologia del Novecento ha cercato di costruire delle "grandi narrazioni", complesse costruzioni teoriche con una loro coerenza interna che propongono una spiegazione del mondo.
Con Geertz e l'antropologia interpretativa, si è verificato un ritorno di interesse per le concrete particolarità culturali e per gli eventi storici.
L'antropologia contemporanea ha perciò riannodato i legami con la tradizione delle ricerche sul campo.
Un significativo arricchimento degli studi antropologici è poi rappresentato dal contributo di una generazione di ricercatori nati e formatisi intellettualmente in regioni del mondo che conobbero la dominazione coloniale.
Nel "mondo occidentale" si è sviluppata "l'antropologia del noi", che individua il proprio oggetto di ricerca non più nell'indigeno di una lontana comunità di villaggio, ma nell'altro che è in mezzo a noi.
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